CELLA DI MESSER FILIPPO
All’interno del Torrione di Spilamberto, durante i lavori del 1947 persanare i danni
dei bombardamenti, fu scoperta una prigione, larga 2 metri per 1,50, situata sotto
un antico sottoscala e nascosta da una parete; i suoi muri erano interamente
ricoperti da iscrizioni e disegni graffiti. Fu così che si scoprì un vero e proprio diario
tenuto da un prigioniero molto colto e capace di scrivere in rima. Un prigioniero che,
nella sua vita precedente la prigionia, aveva conosciuto a fondo gli ambienti delle
Corti, in particolare egli stesso appartenne a quella di Camerino, con incarichi ufficiali.
Il suo nome era Messer Filippo ed essendo a conoscenza di “terribili segreti” fu
rinchiuso per impedirgli di rivelarli. I graffiti narrano la sua storia con immagini e
didascalie: una vicenda tragica, fatta di amori proibiti ed intrighi politici, di vendette e
lotte di potere fra potenti famiglie.
La leggenda vuole che ancora il suo spirito non abbia lasciato la sua misera cella e che
nelle notti estive ancora faccia udire i suoi lamenti ricordando la sua ingiusta sorte.
Fin dalla sua scoperta, il ritrovamento attirò l’interesse di studiosi, giornalisti, curiosi
e turisti. Gli organi di informazione (non solo locali) diedero spazio alla vicenda e nel
maggio del 1965 la “Domenica del Corriere” dedicò a Messer Filippo e al suo luogo di
reclusione, una delle sue famose copertine. Seguì, con un’intera pagina, nell’agosto
del 2003, il “Corriere della Sera”.
Nei primi anni del Duemila, alcuni studi hanno contribuito a svelare il mistero della
cella e del suo ospite misterioso. La vicenda che portò tale Messer Filippo,
marchigiano e originario di Fermo, in prigione a Spilamberto è collocabile
temporalmente fra il 1523 ed il 1547. Fra le famiglie coinvolte nell’oscura trama si
contano i Cybo, i Della Rovere, i Da Varano e, naturalmente, i Rangoni di
Spilamberto. Quindi il mistero è stato svelato e viene così oscurata la leggenda e la
commovente diceria che Filippo avesse scritto col sangue la sua storia.
Ancora molti spilambertesi preferiscono ricordarlo come personaggio di una triste
fiaba e fra questi i gestori di molti negozi del paese che hanno scelto come nome
della loro associazione “Le Botteghe di Messer Filippo”.